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I falsi miti dell’infertilità

“Se non ci pensi più e ti metti tranquilla poi vedrai che il figlio arriva”.

Questa è una delle frasi più tipiche che si sente dire una coppia in cerca di una gravidanza ed è una delle frasi che lasciano nella coppia, o nell’individuo, una sensazione  di solitudine, vergogna, colpa

Come stanno realmente le cose?

Occorre tener presente alcuni aspetti. Il primo, è che ci sono cause diverse di infertilità: l’85% ha una causa oggettiva,  il restante 15% rientra nelle cosiddette infertilità “inspiegate”. Da un punto di vista emotivo e psicologico le differenze riguardano un minor o maggiore senso di controllo e di speranza su ciò che potrà accadere.

Il secondo, prettamente psicologico è che se cerco di raggiungere un obiettivo non posso fare a meno di pensarci. Il problema dunque, non è pensarci, caso mai potrebbe essere quello di rimuginare (cioè di sentire la mente occupata costantemente da un pensiero in modo del tutto afinalistico). In questo caso il problema non è il contenuto, ma il meccanismo cognitivo che non fa altro se non alimentare uno stato di ansia e depressione.

Il terzo aspetto è che se siamo stressati il nostro corpo reagisce per garantirne la sopravvivenza. Ciò implica che avviene una risposta neuroendocrina  tale per cui c’è una sorta di risparmio energetico nelle funzioni non necessarie alla sopravvivenza. Una di queste è proprio la funzionalità riproduttiva. Nel caso della donna questo si traduce in un disturbo dell’ovulazione  fino alla sospensione del ciclo mestruale (amenorrea) , nel caso dell’uomo c’è una riduzione nella produzione degli spermatozoi, della loro motilità e della loro capacità di superare la barriera mucosa situata sul collo dell’utero.

Quindi è vero che lo stress incide, ma è anche vero che lo stress non è “ci sto pensando troppo, se smetto di farlo avremo un bambino”.  Una persona stressata ha un corpo in cui i livelli di cortisolo si alzano e i livelli estrogenici si abbassano, ha una mente che rimugina e non riesce a lasciar andare e ha disturbi nella sfera emotiva. Lavorare su questi aspetti significa non tanto imparare a pensare ad altro o accanirsi per avere un figlio, ma significa non far collassare la propria identità e la propria vita su quell’ unico progetto. Significa imparare a distinguere ciò che si è da ciò che si fa o dall’ idea che si vorrebbe avere di sé e della propria vita.